“Chiamo un mio amico un sabato mattina e mi dice di raggiungerlo in un posto, una piazza, lui è lì e mi dice – Vieni che ti offro la colazione – Arrivo e lo trovo in una autoemoteca, sta donando il sangue. Dona anche tu, mi dice, che poi la colazione stamattina ce la facciamo offrire da loro mentre oggi salviamo una vita. Svegliandomi quella mattina non avevo immaginato di potermi sentire come un supereroe. E’ così che ho iniziato a donare”. Questa è la storia di Paolo raccolta da Fidas Basilicata in occasione del 14 giugno, Giornata Mondiale del Donatore di Sangue.
Come Paolo c’è anche Grazia, che ha iniziato a 40 anni. “Ho iniziato tardi e mi dispiace, ma avevo davvero paura. Mi ha convinto Laura quando mi ha detto che suo marito ha iniziato a 50, allora mi sono detta che ero ancora in tempo. Sono alla mia terza donazione e mi emoziono sempre come la prima volta sapendo di fare del bene per qualcuno”.
“La mia prima donazione forse è stato uno dei momenti più belli della mia vita”, afferma fiera Antonella. “ Ho incontrato un volontario che mi ha detto – Domani ti aspetto che devi donare – La notte prima non ho dormito,e anche se non ho paura dell’ago, una volta arrivata al centro raccolta mi tremavano le gambe. L’infermiere diceva di non guardare, ma io invece l’ho guardato l’ago mentre entrava nelle mie vene e con grande sorpresa non ho provato nessun dolore. L’unico pensiero in quell’istante in cui il tubicino si è tinto di rosso per affluire alla sacca mi sono chiesta, e me lo chiedo tuttora, a chi ho cambiato la vita oggi? A chi ho dato un’altra possibilità?”.
Antonio invece racconta che ha cominciato a donare perché la sera precedente alla giornata di donazione, lui ed una sua amica Angela, entrambi terrorizzati dall’ago, si ripetevano come un mantra “Se vai tu vengo anche io; se vai tu vengo anche io; se vai tu vengo anche io”. Proprio così il mattino seguente si sono ritrovati dentro l’autoemoteca a donare il sangue insieme per la prima volta.
“Continuo a svenire ogni volta, ma non mi fermerò” dice Eleonora. “ E’ necessario che io continui a donare e che invogli gli altri a farlo perché ogni giorno migliaia di persone vengono salvate perché qualcun altro, come me, dona il sangue”.
Mario invece vuole darci un’altra testimonianza. E’ un malato oncologico e dal 2016 riceve sistematicamente trasfusioni, insomma forse gli hanno trasfuso più di 50 sacche tra sangue e piastrine e commosso ringrazia per la generosità di questi anonimi volontari che gli consentono di continuare a lottare ogni giorno. “La mia prima volta come ricevente è stata strana: quando sei attaccato ad una flebo di medicine non ci pensi più di tanto a cosa stia entrando in circolo nel tuo corpo, ma se ti trasfondono del sangue ci pensi eccome. Un mix di emozioni e la speranza di arrivare a domani, magari di rimetterti in piedi e di continuare a vedere tua figlia crescere, laurearsi e magari un giorno diventare nonno”. Utile e commovente la sua testimonianza, ma permette di dare concretezza al gesto dei donatori.