25/01/2019 – Ieri pomeriggio all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma si è tenuta la conferenza stampa che annunciava la riuscita del trapianto di cellule staminali emopoietiche e le dimissioni del piccolo Alessandro Maria Montresor, Alex, affetto da Linfoistiocitosi Emofagocitica (HLH).
Tutti gli intervenuti hanno sottolineato quanto questa vicenda sia stata cruciale per riportare in primo piano l’importanza della donazione e della solidarietà, a partire dalle parole della Presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc: «Sono particolarmente contenta perché io credo che il caso di Alessandro, anche con la mobilitazione che in Italia c’è stata, abbia portato a una grande sensibilità sul dono. Questa mobilitazione ha fatto capire il senso del donare e quindi io credo che la storia di Alessandro sia particolarmente bella per questo: ha richiamato l’Italia ai valori, l’Italia ha dato questa bella dimostrazione di voler essere vicina alle persone che hanno bisogno».
Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Cellulare e Genica ha ricordato che i colleghi di Londra «hanno prima cercato una eventuale compatibilità assoluta in ambito familiare, poi sono andati sui registri di donatori di midollo osseo e qui è nato tutto lo straordinario e meritorio sforzo di cercare di dare una risposta, creando quella che può essere a buon ragione definita una cultura biosolidaristica. Questo paese ha bisogno di cultura biosolidaristica, se ci pensate è la stessa che tanti anni orsono ha portato alla creazione dei punti di raccolta di sangue, quindi della possibilità di salvare tante vite attraverso la donazione di sangue. Qui stiamo parlando di cellule staminali, ma il principio è esattamente lo stesso. Nel registro a livello mondiale sono iscritti 32 milioni donatori di midollo osseo e l’Italia dà un contributo straordinario, non solo numericamente ma anche e soprattutto in termini di affidabilità nel processo di selezione. La storia del bambino ha creato una certa sensibilità per permeare ancora di più questo paese di quella cultura biosolidaristica cui facevo prima riferimento. E in tutto questo, le istituzioni hanno risposto in maniera impeccabile, gestendo questa marea di donatori che si sono resi disponibili. E non era un compito facile».
Anche il padre di Alex, Paolo Montresor, ha voluto ringraziare «tutte quelle persone che hanno colto il nostro appello, giovani soprattutto, che hanno fatto le file nelle piazze e che sono andate in anonimato nei centri trasfusionali, persone che hanno deciso di dare una speranza a noi e a tutta una serie di altri malati che come Alessandro sono ed erano in attesa di ricevere una chiamata che li avverta della presenza di un donatore per poter guarire. Ringraziamo tantissimo le istituzioni e tutte le associazioni che hanno assiduamente lavorato per organizzare e gestire queste decine di migliaia di persone. Sarebbe bello un mondo in cui ci fosse più di un donatore per tutte le persone malate e spero vivamente che questo avvenga. Siamo stati contattati da genitori che ci ringraziano perché questa campagna ha permesso di trovare dei donatori, ma in realtà non abbiam fatto nulla, perché la cultura del dono viene insegnata ai propri figli dai genitori. Forse quello che abbiamo fatto è rappresentare in maniera un po’ più semplice che la donazione NON è un qualcosa di invasivo che può mettere a repentaglio la vita delle persone».
In chiusura, il Ministro della Salute Giulia Grillo ha ricordato tutti i numeri relativi alle donazioni di CSE: «Nel 2018 abbiamo raddoppiato rispetto all’anno precedente arrivando ad oltre 45mila nuovi donatori giovani, tra i 18 e i 35 anni, abbiamo ora attivi oltre 430mila donatori, un bellissimo risultato. In alcune aree d’Italia, come Napoli e Caserta, in varie città del Veneto da dove provengono i genitori di Alex e quindi c’erano più possibilità di raccogliere donatori in teoria compatibili, i dati sono incredibili. A Napoli rispetto al 2017 i numeri sono aumentati di 20 volte, penso che l’immagine della fila dei donatori a Piazza del Plebiscito rimarrà impressa nelle menti di tutti noi. Voglio ringraziare anche tutto il SSN, che mi onoro di rappresentare, perché la grande mobilitazione per Alex non avrebbe potuto trasformarsi in realtà senza gli operatori sanitari che in quei giorni hanno fatto del loro meglio e anche qui dobbiamo dare qualche numero. Abbiamo oltre 2mila operatori coinvolti, oltre 150 strutture e per 15 giorni il Registro di Genova, il Centro nazionale sangue, il Centro nazionale trapianti hanno lavorato per 24 ore in continuazione; poi c’è quell’esercito di volontari che col loro impegno e passione hanno sensibilizzato l’opinione pubblica portandola in piazza. In quei giorni oltre 2mila persone hanno a vario titolo aiutato nella campagna di sensibilizzazione e quindi un altro ringraziamento va a ADMO e ADOCES. Dobbiamo ringraziare questa mobilitazione anche perché ha fatto migliorare il sistema e le relazioni fra gli attori. Il 15 novembre abbiamo proposto un nuovo assetto per le donazioni di cellule staminali emopoietiche, con un sistema efficace e trasparente sulle attività di tutta la rete. L’Italia è uno dei pochi paesi in cui la donazione è del tutto gratuita e altrettanto lo sono i trapianti per i pazienti e questo è l’aspetto più importante.
Questo caso ci insegna che l’Italia è un paese che ha grandissime risorse – ha concluso il Ministro rispondendo alla domanda di una giornalista – alcune conosciute come quelle della nostra Sanità e dei nostri operatori e alcune meno conosciute come la solidarietà e la capacità di rispondere alla chiamata altruistica che viene dagli altri cittadini. La risposta da parte degli italiani è stata straordinaria, una risposta che ci dobbiamo ricordare tutti i giorni perché ci sono tanti altri bambini che hanno necessità di donazione di cellule staminali come di sangue, io voglio ricordare che abbiamo necessità anche di aumentare la donazione di sangue e quindi tutti quelli che sono gli atti solidaristici vanno assolutamente stimolati, ringraziati e presi sempre come esempio».