L’uso appropriato dell’albumina nella gestione del paziente con cirrosi epatica: presentate le Raccomandazioni congiunte AISF-SIMTI. Le Raccomandazioni, pubblicate nel gennaio 2016 sulle riviste Digestive and Liver Disease e Blood Transfusion, sono il frutto del lavoro congiunto di numerosi professionisti nonché l’esempio di una collaborazione multidisciplinare e virtuosa tra società scientifiche e dell’impegno della comunità dei professionisti che si pone l’obiettivo di minimizzare l’utilizzo non appropriato di un farmaco prodotto a partire da un bene limitato quale il plasma donato gratuitamente da volontari.

L’uso appropriato dell’albumina nella gestione del paziente con cirrosi epatica: presentate le Raccomandazioni congiunte AISF-SIMTI. 

 
Roma, 29 marzo 2016. Sono state presentate oggi, nel corso di un convegno organizzato dal Centro Nazionale Sangue, presso l’Istituto Superiore di Sanità, le Raccomandazioni sull’uso appropriato dell’albumina umana nei pazienti affetti da cirrosi epatica, redatte da AISF (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato) e SIMTI (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia). Le Raccomandazioni, pubblicate nel gennaio 2016 sulle riviste Digestive and Liver Disease e Blood Transfusion, sono il frutto del lavoro congiunto di numerosi professionisti nonché l’esempio di una collaborazione multidisciplinare e virtuosa tra società scientifiche e dell’impegno della comunità dei professionisti che si pone l’obiettivo di minimizzare l’utilizzo non appropriato di un farmaco prodotto a partire da un bene limitato quale il plasma donato gratuitamente da volontari.
 
“Studi e indagini in numerosi Paesi europei hanno mostrato che molte prescrizioni di albumina, in percentuali che variano dal 40% fino al 90%, non sono supportate da evidenze cliniche, Linee guida o Raccomandazioni – ha dichiarato Claudio Velati, Presidente SIMTI –  e il nostro Paese è fra questi. SIMTI e AISF hanno voluto tradurre anche in italiano le Raccomandazioni prodotte grazie ad un imponente lavoro di analisi della letteratura scientifica internazionale perché siano diffuse capillarmente sul territorio nazionale e diventino fruibili da tutti i professionisti dell’area sanitaria che, a vario titolo, sono direttamente coinvolti nella definizione dei piani terapeutici che prevedono la prescrizione di albumina umana nei pazienti con cirrosi epatica.”
 
L’Italia mostra valori molto alti di consumo di albumina se confrontata con altri Paesi di pari livello socio-economico. I dati rivelano che nel 2011 il consumo di albumina, standardizzato per 1000 residenti, è stato molto più alto in Italia (601 g) rispetto a Francia (238 g), Germania (148 g) e Regno Unito (82 g).  Il consumo italiano di albumina è stato analizzato per la prima volta in un Report del Centro nazionale sangue che ha analizzato la domanda dei principali medicinali plasmaderivati in Italia nel quinquennio 2007-2011. La domanda totale di albumina nel periodo di riferimento appariva stabile, da 36,652,396 g nel 2007 a 36,442,660 g nel 2011. Il trend del consumo, standardizzato per popolazione, variava da 620 g per 1000 residenti nel 2007 a 601 g per 1000 residenti nel 2011. Le cinque Regioni con il consumo più alto erano Sardegna, Puglia, Campania, Calabria e Lazio, con livelli superiori del 103%, 53%, 23%, 21% e 17% alla media italiana, rispettivamente.
 
I dati di consumo nel quadriennio 2011-2014, in linea con il quinquennio precedente, mostrano un andamento stabile della domanda di albumina con picchi in alcune Regioni italiane di 4-5 volte superiori rispetto ad altre. L’insieme di questi dati rivela che, ad oggi, esistono ampi margini di intervento a favore di un miglioramento nell’utilizzo clinico.
 
“La somministrazione dell’albumina nella pratica clinica si discosta ancora troppo spesso dai principi dell’appropriatezza terapeutica – afferma Paolo Caraceni, Università di Bologna – sia nel senso di ingiustificate limitazioni alla prescrizione che di utilizzo non supportato da solide evidenze scientifiche, come avviene, ad esempio, quando l’albumina viene utilizzata a fini nutrizionali o per correggere il riscontro laboratoristico di ipoalbuminemia non associata a problematiche cliniche. Per passare da un’etica del razionamento a un’etica dell’appropriatezza è importante che associazioni scientifiche e istituzioni collaborino a produrre indicazioni condivise che supportino le scelte dei clinici nella pratica quotidiana. Le raccomandazioni sull’uso appropriato dell’albumina nel paziente con cirrosi epatica rappresentano un esempio costruttivo di questa collaborazione.”
 
“L’appropriatezza è riferita al migliore uso possibile della (limitata) risorsa albumina al fine di ottimizzarne il rapporto costo-beneficio – conclude Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore del Centro nazionale sangue. I criteri di appropriatezza d’uso specifici per l’albumina richiedono una condivisione preliminare a livello di network multidisciplinari e multiprofessionali. La collaborazione tra le Istituzioni e le Società scientifiche è di fondamentale importanza per la redazione di raccomandazioni condivise. Queste rappresentano uno strumento che consente di basare i percorsi assistenziali diagnostico-terapeutici su evidenze scientifiche e favoriscono inoltre l’omogeneità prescrittiva e di comportamento clinico sul territorio nazionale. Auspichiamo che l’impegno delle società scientifiche possa consentire di estendere l’esperienza di queste raccomandazioni ad altri ambiti clinici in cui viene utilizzata albumina.”