06/11/2020 – In relazione all’attuale situazione epidemiologica nazionale, caratterizzata da diffusi focolai epidemici di trasmissione locale di infezione da SARS-CoV-2 con incremento esponenziale dei casi in tutto il Paese, lo scrivente Centro nazionale riceve frequenti segnalazioni di incremento delle richieste di plasma da paziente convalescente COVID-19 per il trattamento “compassionevole” dei soggetti affetti da COVID-19 in fase attiva. Tale incremento trova conferma anche nella bacheca della compensazione interregionale del Sistema Informativo dei Servizi Trasfusionali (SISTRA), che ha registrato un passaggio da zero richieste di unità di plasma da aferesi da donatorepaziente convalescente COVID-19 nel periodo luglio-agosto 2020 a circa 85 richieste del periodo settembre/ottobre 2020.
In via preliminare, si rappresenta che l’uso compassionevole è definito come “il ricorso ad un farmaco, sottoposto a sperimentazione clinica, al di fuori della sperimentazione stessa, in pazienti affetti da malattie gravi o rare o che si trovino in pericolo di vita, quando, a giudizio del medico, non vi siano ulteriori valide alternative terapeutiche, o nel caso in cui il paziente non possa essere incluso in una sperimentazione clinica o, ai fini della continuità terapeutica, per pazienti già trattati con beneficio clinico nell’ambito di una sperimentazione clinica almeno di fase II conclusa” (fonte AIFA). Il Decreto Ministeriale del 7 settembre 20172 ne specifica il significato e gli ambiti di applicazione.
Nel sottolineare come il plasma non sia un farmaco ma un emocomponente, che risponde a criteri di qualità, sicurezza ed appropriatezza prescrittiva definiti dalla vigente normativa in materia di medicina trasfusionale, nel caso del plasma convalescente, raccolto da donatori guariti da COVID-19, questo rimane un emocomponente che viene impiegato per una indicazione clinica diversa da quelle per le quali si considera appropriato il ricorso alla trasfusione di plasma.
Nello specifico, il plasma convalescente è impiegato per conferire al paziente un’immunizzazione passiva da anticorpi anti-SARS-CoV-2, nell’ipotesi di una soluzione terapeutica basata su pregresse esperienze maturate nel corso dell’epidemia da SARS-CoV nel 2002 e da virus Ebola nel 2015. Ne consegue che il plasma convalescente deve rispondere, di base, ai requisiti di sicurezza stabiliti dalla normativa trasfusionale vigente e contenuti nella scheda specifica di prodotto, preparata da questo Centro e già inviata alle SRC; esso deve inoltre rispondere a caratteristiche e requisiti qualitativi specifici di volta in volta definiti (es. trattamenti o presenza/concentrazione di anticorpi anti-SARS-CoV-2) qualora utilizzato nell’ambito del protocollo clinico per il quale viene richiesto.
Allo stato attuale i numerosi studi clinici fin qui condotti, pur confermando la sicurezza della terapia con plasma convalescente, non hanno ancora fornito risultati conclusivi rispetto alla sua efficacia (vedi note nell’allegato) .
A tale riguardo, il progetto SUPPORT-E (SUPPORTing high quality evaluation of COVID-19 convalescent Plasma throughout Europe), approvato e finanziato dalla Commissione Europea, ha come obiettivi principali la valutazione dell’efficacia terapeutica del plasma da pazienti convalescenti COVID-19, attraverso la revisione sistematica delle evidenze scientifiche disponibili, e la promozione delle migliori pratiche sull’uso del plasma convalescente nell’attuale pandemia e nell’ottica di nuove emergenze epidemiologiche.
La stessa Commissione raccomanda l’impiego del plasma nell’ambito di trial clinici ben disegnati e possibilmente randomizzati, pur non escludendone il ricorso in condizioni definite come “emergency/compassionate situations”. Per quanto premesso, la terapia con plasma convalescente è ancora da considerarsi “sperimentale” e il suo impiego al di fuori di studi clinici, auspicabilmente randomizzati e registrati, si configura come un cosiddetto “uso compassionevole”.
Si raccomanda, pertanto, di favorire l’impiego del plasma convalescente nell’ambito di trial clinici ben disegnati, riservando l’uso cosiddetto compassionevole a quelle situazioni nelle quali il clinico, che ha in cura il paziente, ravvisi una condizione di necessità ed urgenza, in assenza di alternative terapeutiche di comprovata efficacia. Giova appena ricordare che l’acquisizione del consenso informato e documentato del paziente è obbligatoria.