17/06/2020 – Continua il calo delle unità di sangue da cordone ombelicale raccolte negli ospedali italiani mentre resta stabile il numero di quelle rilasciate per il trapianto di cellule staminali emopoietiche. Lo evidenzia il rapporto pubblicato dal Centro Nazionale Sangue e dal Centro Nazionale Trapianti: nel 2019 le unità raccolte sono scese sotto la soglia delle 10mila unità (9676), toccando il punto più basso dal 2007, quando il dato si era fermato a quota 9794. Di conseguenza calano anche le unità bancate (546 contro 668 dell’anno precedente), mentre quelle rilasciate per trapianto sono state 38, come nel 2018.
Sul trend, in calo dal 2012, pesa il costante calo delle nascite (quasi il 20%). A incidere sono anche le regole che la rete nazionale ha adottato nel 2015 per garantire una maggiore qualità delle terapie, ovvero vengono considerate idonee all’uso solo le unità che contengano un numero più alto di cellule rispetto al passato.
In Italia sono 270 i punti nascita attivi per la raccolta del sangue cordonale, sostanzialmente stabili rispetto ai 274 dell’anno precedente. In totale il Registro Italiano Donatori di midollo osseo (IBMDR), sportello unico per la ricerca di cellule staminali emopoietiche (CSE) da donatore non familiare, collegato agli omologhi nel resto del mondo per il coordinamento del rilascio delle CSE per trapianto, conta al 31 dicembre 2019 37.528 unità di sangue cordonale italiane, estesamente tipizzate e disponibili per l’uso terapeutico. Dall’inizio dell’attività della Rete italiana delle banche di sangue cordonale (ITCBN), sono state 1550 le unità da essa rilasciate per trapianto da donatore non familiare e 190 quelle dedicate rilasciate per il trapianto da donatore familiare. Sui circa 300mila parti effettuati nei 270 centri di raccolta afferenti alle Banche di sangue da cordone ombelicale, pari al 64,3% dei parti totali in Italia, le unità di sangue cordonale sono state raccolte solo nel 3,5% dei casi.
“Le regole sulla conservazione (bancaggio) del sangue da cordone ombelicale – spiegano Giancarlo Liumbruno, direttore generale, e Simonetta Pupella, responsabile dell’area medica del CNS – si sono rese necessarie per rispondere alle esigenze cliniche dei trapiantologi e offrire ai pazienti un prodotto terapeutico più efficace. Il ridotto numero di unità rilasciate, anche questo in calo negli ultimi anni, si è determinato per l’utilizzo, sempre più frequente, del cosiddetto donatore aploidentico, ovvero parzialmente compatibile, di solito un genitore, reso possibile grazie all’utilizzo di farmaci che riducono il rischio di rigetto”.
Le staminali da cordone non hanno però perso il loro valore, “rimangono molto importanti, come risorsa aggiuntiva per pazienti con malattia avanzata quando altri trapianti non hanno funzionato, e come risorsa alternativa in chi non ha il donatore compatibile in famiglia o in registro”. Lo afferma la dott.ssa Nicoletta Sacchi direttore del registro IBMDR, precisando che 33 delle 38 unità cordonali italiane nel 2019 sono state rilasciate per centri trapianti esteri, dimostrando la persistenza dell’interesse per questa sorgente di CSE soprattutto a livello internazionale. “Ci sono poi una serie di ricerche molto promettenti sull’utilità di emocomponenti alternativi ricavati dal sangue cordonale, ad esempio i globuli rossi che possono essere usati per le trasfusioni nei neonati”.
“La donazione solidaristica del cordone è fondata su robuste basi scientifiche – sottolineano Massimo Cardillo, direttore generale, e Letizia Lombardini, responsabile dell’area medica del CNT – così come la cosiddetta conservazione ad uso dedicato (nel caso in cui il neonato abbia una patologia in atto al momento della nascita curabile con cellule staminali o se ad essere ammalato è un fratello o una sorella, o infine se c’è il rischio da parte della coppia di avere figli affetti da alcuni tipi di malattie genetiche). Per questo è importante informare le famiglie di questa opportunità, gratuita e compresa nei livelli essenziali di assistenza, al contrario della conservazione a uso autologo presso banche private all’estero, che è onerosa e ad oggi non suffragata da alcuna evidenza scientifica”.
È possibile donare il cordone, ricordano il CNS e il CNT, solo in caso di parto a termine e in assenza di complicazioni. La procedura non interferisce con le procedure del parto e non ha nessun effetto sulla salute del bambino, come dimostra anche il fatto che dal 1993, anno in cui si è iniziata la raccolta del sangue cordonale, nessuna reazione avversa è stata segnalata a carico dei neonati